Cenni storici
Storia del Santuario
Santuario Maria SS. Incoronara di montoro
Dalle origini ad oggi
In alto, a cinquecento metri sul livello del mare, a due chilometri da Torchiati, già capoluogo del Comune di Montoro Superiore, in splendida solitudine ed in posizione incantevole dalla quale, come da una loggia, si gode l’ampio ed ameno panorama dell’intera vallata, si trova l’antico Santuario dedicato a Maria Santissima Incoronata.
Ubicato sui fianchi del Monte san Michele, è circondato da una vegetazione incontaminata, dove si respira ancora un’aria salubre e frizzantina. Fin da tempi remotissimi dovette essere punto di incontro di spostamenti umani, a cui seguirono numerosi i pellegrini che si recavano, e ancora oggi si recano, ad onorare la Vergine. Dal Santuario si diparte un antico sentiero, detto “cammino del prete”, che arriva fino al Santuario di San Michele di mezzo, sull’altra costa del monte. Tale nome, si dice derivi dal fatto che il sentiero sia stato utilizzato dal cappellano, che curava ed ufficiava in entrambi i complessi religiosi.
Tutto il territorio dell’Incoronata, fino a comprendere la Chiesa di santa Maria di Loreto, nel villaggio sottostante di Torchiati, fu in origine dipendenza (Grancia) della Badia di san Pietro in Corte, in Salerno, fondata da Arechi II, duca di Benevento dal 750 al 787. La dignità della Badia e quindi della Grancia dell’Incoronata fu concessa da Federico II al suo cappellano maggiore, Tommaso delle Vigne.
In seguito, dopo una lunga sequenza di abati, il beneficio passò alla famiglia Pignatelli, fino alla soppressione (17 novembre 1861). Con la nuova legislazione del Regno d’Italia, la Chiesa e le pertinenze dell’Incoronata passarono, per compravendita, a Gennaro Mastrangelo e, alla sua morte, al fratello Emilio, cappellano del Santuario. Solo in seguito, con la restituzione dei Santuari alle rispettive Diocesi, il complesso dell’Incoronata divenne proprietà dell’Arcidiocesi di Salerno.
Il 27 marzo 1941, l’arcivescovo Mons. Nicola Monterisi affidò il Santuario dell’Incoronata ai Frati Minori della Provincia religiosa Salernitano-lucana, che ancora oggi ne sono i custodi.